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Come scegliere il luogo dove farsi curare…

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I CENTRI DI CURA IN ITALIA

Oggi vorremmo parlarvi di un grande ed importante lavoro, di estrema utilità pratica, che si complementa molto bene col nostro elenco dei Medici Eccellenti, e che è certamente di grande aiuto per chi cerca nel WEB informazioni utili per scegliere il proprio medico e il centro di cura a cui affidarsi.

Il lavoro di cui parliamo è curato della Fondazione Umberto Veronesi ed  è pubblicato nelle pagine del Corriere della Sera (edizione online), alla sezione SALUTE/SPORTELLO CANCRO: http://www.corriere.it/sportello-cancro.

La ricerca in questione è stata condotta per tutti i tumori, ma, ovviamente quello che interessa noi sono i dati relativi al cancro del polmone, cui rimandiamo coll’ampio link che segue:

OSPEDALI CHE CURANO:

I TUMORI DELL’APPARATO RESPIRATORIO

dati 2013 di tutte le regioni italiane

Vi è da dire che i dati non sono recentissimi, ma sono i più recenti disponibili sul sito e comunque rimangono ragionevolmente attuali…

Ma veniamo ai contenuti e alle informazioni che sono facilmente ricavabili dall’attenta analisi delle pagina su linkata, e che, per brevità, raccogliamo nel seguente elenco.  I dati sono riferiti a ciascun centro di cura (ospedale, istituto scientifico, ecc..) preso in considerazione:

  • Presenza o meno, al suo interno, di reparti di eccellenza valutati in base ai seguenti criteri:
    1. presenza delle risorse necessarie all’intero percorso del trattamento oncologico nella stessa struttura: chirurgia, chemioterapia e radioterapia, servizi e attrezzature diagnostiche (quali, ad esempio, anatomia patologica, Tac, Rmn)
    2. casistica clinica: consistente volume di attività chirurgica, con particolare riguardo al numero di lobectomie, pneumonectomie complete, resezione segmentali del polmone eseguite
    3. reputation e impact factor di una struttura, quel “buon nome” di cui gode fra gli esperti del settore, anche in considerazione dei lavori scientifici (recensiti da Medline) pubblicati annualmente
    4. attivazione di programmi sperimentali e protocolli clinici.
  • Sperimentazioni in corso, delle quali si dà:
    1. una descrizione completa della sperimentazione e delle caratteristiche dei pazienti arruolabili,
    2. la data di attivazione dello studio e di chiusura (a meno che lo studio sia ancora attivo),
    3. il link di tutti i centri italiani -oltre quello in questione- che partecipano alla sperimentazione,
    4. la società farmaceutica che sponsorizza lo studio.
  • Numero di ricoveri in regime ordinario e di Day Hospital
  • Numero di interventi chirurgici (suddivisi per tipo e complessivi)
  • Indice Medicare, un indice americano che dà un’idea della complessità del trattamento eseguito.

E’ chiaro che vi è una notevole corrispondenza fra la nostra lista dei medici che più fanno ricerca (medici eccellenti) e i migliori centri di cura (cioè quelli che hanno reparti “eccellenti”, fanno più ricerca, hanno più ricoveri ed interventi chirurgici..).  Ed, infatti, molti medici da noi giudicati “eccellenti” lavorano in reparti considerati “eccellenti” da SPORTELLO CANCRO, ma non sempre e necessariamente è così.  La conoscenza di entrambe le informazioni permette di scegliere quella che, a parere nostro, è la migliore combinazione:

“Un ottimo medico che operi con un’ottima equipe in un ambiente tecnologico ed efficiente…”

Sportello Cancro - Ospedali che curano il cancro al polmone - Anno 2013


Microcitoma del polmone: è sempre utile un secondo parere?…e dove andare?…

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Buon giorno

Mi chiamo Giovanni. Ho un carissimo parente a cui è stato diagnosticato a Giugno un microcitoma al polmone sinistro sotto il cuore. E’ in cura all’Ospedale S. Barbara di Iglesias (CI) in Sardegna. Ha già cominciato e finito il primo ciclo di chemioterapia, ma, prima dell’inizio della stessa è stato sottoposto a una seconda tac, da cui è stato riscontrato che il tumore si è esteso al fegato. Avendo saputo da poco la notizia e avendo cominciato subito la chemioterapia ci siamo trovati veramente tutti spiazzati. Il nostro medico di base ci ha indirizzati subito a Milano, perché ci ha detto che li ci sono dei protocolli nuovi e innovativi, ma il mio parente non ha intenzione di muoversi da casa. Ha senso che qualcuno di noi vada con tutta la documentazione e faccia un consulto li a Milano? Ci hanno consigliato l’Ospedale San Raffaele o Il Centro Humanitas di Rozzano.

Cordialmente Giovanni


Caro Giovanni,

da quello che capisco la metastasi al fegato è comparsa già prima dell’inizio della chemioterapia.  Se è così o anche se fosse comparsa subito dopo il primo ciclo, devo dirti che quanto è avvenuto al tuo parente è abbastanza normale per un microcitoma polmonare, un tumore che, lasciato a sè, è altamente aggressivo e a rapida crescita. Per fortuna, la chemioterapia (e la radioterapia, quando indicata) è altamente efficace in questo tipo di tumore, tanto che qualche decennio fa si pensava di poter “risolvere il problema microcitoma” già solo con queste armi.

Oggi si sa che NON è così perchè il tumore diventa resistente abbastanza presto ai farmaci usati nella chemioterapia e riprende a crescere. Allora, si cambiano i farmaci chemioterapici e si ottiene -di solito- qualche altro breve intervallo di regressione e controllo della malattia…  Non esistono ancora terapie innovative veramente efficaci, anche se gli sforzi della ricerca si stanno moltiplicando.

Mi chiedi se è il caso di sentire un secondo parere. La mia risposta è senz’altro SI.  Con tutto il rispetto per i tuoi medici di Iglasias, è sempre meglio avere la conferma che quello che loro stanno facendo (tipo di chemio, protocollo di somministrazione, durata, controlli ecc..) sia il meglio possibile.  Nella nostra rubrica Centri Medici d’Eccellenza (http://www.alcase.it/support/100-ospedali-premessa/centri-medici/) figura anche l’Ospedale Businco di Cagliari, dove potresti trovare qualche oncologo con particolare esperienza di microcitoma.  Certamente lo IEO e l’Humanitas di Milano sono centri di eccellenza assoluta e quanto di meglio c’è in Italia, ma forse, finchè si tratta di fare terapie ben consolidate come la chemioterapia, non è necessario attraversare il mare… Lo sarà, ma speriamo di no, se e quando la chemio avrà dato tutto il suo potenziale terapeutico e bisognerà ricorrere a trattamenti sperimentali…

Cordialmente,

Gianfranco Buccheri

EBUS TBNA o agobiopsia TC guidata?…

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buongiorno,

iniziamo con interpretazione delle denominazioni nel referto quando sottolineate:
referto:
“… nodulo polmonare sup sx spiculato (?) sospetto in senso neoplastico. PET mostra captazione in sede della lesione polmonare di 5.4 SUV (?) e captazione linfonodale ilare di 7 e mediastinica in finestra aortopolmonare di 4.

si ritiene indicato procedere ad un accertamento linfonodale mediante EBUS TBNA ed eventuale terapia neoaudiuvante (? chemioterapia). …

dato la biopsia EBUS TBNA tarda da settimane un altro dottore consiglia

“agobiopsia TC guidata per lesione LSSX”

che possiamo fare subito?

pare che la secondo prenda tessuto dal tumore stesso e non dalle metastasi (se poi lo sono).

cosa facciamo?

enrico


Comicio con la spiegazione dei termini che non ti sono chiari:

1. “spiculata”, si dice di massa polmonare con margini irregolari e presenza di propaggini che si inoltrano per polmone sano (descrizione, molto sospetta per la natura cancerosa della massa);

2. SUV, unità di misura dell’intensità della captazione alla PET (SUV intorno a 5: moderatamente patologico);

3. neoadiuvante, si intende di una chemioterapia eseguita con intento riduttivo del tumore al fine di facilitare l’asportazione chirurgica.

Preciso che la sigla EBUS TBNA è acronimo inglese di “Endobronchial ultrasound, transbrochial needle aspiration” (che vuol dire agobiopsia transbronchiale eco-guidata) ed è utilizzata (nei pochi centri in cui questa si sa fare) come mezzo poco invasivo per una diagnosi citologica di tumore che invade i linfonodi mediastinici (l’alternativa serebbe la mediastinoscopia).  L’agobiopsia (transtoracica) – TC guidata invece permette di fare una diagnosi cito-istologica di eventuali masse presenti nel polmone, ma non conferma la presenza delle metastasi linfonodali.

In conclusione la prima, l’EBUS TBNA, sarebbe più redditizia e fornirebbe una più accurata stadiazione dell’agobiopsia polmonare… Sapendola fare.

Cordialmente,

Gianfranco Buccheri

Mio marito sta bene, eppure la TAC dice… Come è possibile?…

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Salve a tutti.
Ho già usufruito del vostro servizio e ne sento la necessità di farlo ancora perchè mi è stato molto utile .
Mio marito stà benissimo, ( ha solo una leggera tosse) Ha sopportato 30 sedute di radio senza grossi problemi. Ciò mi faceva pensare che stava bene e invece questo è ciò che la tac consegnata oggi ha detto:

“K polmonare dx operato previa chemioterapia e con completamento radioterapico post operatorio.
Primo controllo tac dopo trattamento chirurgico.
A carico dell’apice del LS sin presenza di formazione nodulare produttiva, di natura ripetitiva, di mm 18ca; appare adesa alla pleura mantellare mediante lacinia densa.
Disomogenea iperdensità a livello della doccia costo vertebrale al terzo sup dell’emitorace dx in esiti chirurgici.
Sottile falda di versamento alla base dell emitorace dx stabile a paragone
Non linfonodi sospetti nel mediastino in atto apprezzabili.
Esisti di enucleazioni chirurgica di lesione epatica (s4s5): in atto si evidenziano numerose lesioni prevalentemente grossolane, a carattere ripetitivo, nei 2 lobi ( circa 3.6 cm la piu voluminosa a livello del caudato).
Nulla a carico dei rimanenti parenchimi
Non falde di versamento ne linfonodi in sede aorto iliaca
Esito di intervento per by pass aortobisiliaco
nell encefalo nn apprezzabili aree di impregnazione patologica sospette per secondarismi.
In asse le strutture mediane.”

Ho già fatto vedere all’ oncologo e al chirurgo toracico. Erano senza parole, silenziosi di fronte alle immagini…
Mi hanno detto: vediamo ora cosa dira il toracico e il toracico vediamo ora cosa dirà l’oncologo. … (Non hanno avuto, secondo me, il coraggio di dire le cose come stanno, per delicatezza, anche perchè cera mio marito con me)
Hanno preso del tempo per confrontarsi tra di loro ( tutti i 2 medici sono in ottimi rapporto tra loro)
Siamo usciti dall’ ospedale senza capire granchè e io domande non ne ho fatto perchè ero scioccata con la notizia.
Il Toracico ci ha detto che appena si sarà confrontato con l’oncologo ci chiamerà.


Gentile signora,

purtroppo non posso darle buone notizie, questa volta.  Quello che si temeva è successo. Il referto TAC non lascia dubbi: siamo di fronte a una recidiva della malattia con localizzazioni metastatiche al polmone controlaterale e al fegato (per le caratteristiche descritte e per il tipo di diffusione, oltre che per la storia, ritengo sia a partenza dal polmone).

Lei mi chiede:  ”Come è possibile?… Mio marito sta bene, tutto sommato…”

E’ possibile, perchè la TAC consente di vedere il tumore prima che sia cresciuto al punto tale da compromettere seriamente le funzioni e la cenestesi del malato.  E’ possibile, perchè alcune micro-metastasi, presenti esattamente dove ora vi sono delle evidenti metastasi, non erano visibili (perchè troppo piccole appunto…) al momento in cui fu fatta la valutazione preoperatoria dello stadio di malattia.  Quest’ultimo, in verità, è un fenomeno che avviene abbastanza di frequente e che giustifica le percentuali di insuccesso dell’intervento chirurgico.

Così, bisognerà prendere atto che la nuova situazione clinica di suo marito è uguale a quella che si presenta, d’emblée, alle persone con malattia metastatica (IV stadio). Una condizione molto seria, certo, ma in cui c’è ancora molto da fare… a cominciare dalle nuove terapie a bersaglio molecolare e dall’immunoterpia (http://www.alcase.it/educational/premessa-farmaci-mirati/).

Affidatevi ad un buon oncologo con competenza specifica per il tumore al polmone (http://www.alcase.it/support/medici-eccellenti-premessa/).

Con i migliori auguri per la nuova battaglia che suo marito, insieme con lei, dovrà intraprendere, la saluto molto cordialmente.

Gianfranco Buccheri

Chirurgia per il microcitoma?!… E per un carcinoma neuroendocrino?…E per un doppio tumore?…

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Salve dottore.  Mi chiamo Ottavio e avrei alcune domande da porle in quanto ad oggi mi trovo a combattere con un microcitoma ma non ho le idee ben chiare se le cure e l’approccio terapeutico sia idoneo.

La storia é questa:

nel mese di giugno in seguito ad una tosse insistente che non voleva a dare via mi recai dal medico di base ed egli mi ha prescritto degli accertamenti di cui la Tac torace addome pelv. Da quest’ultima si è evidenziato aumento degli spazi aerei con broncopatia cronica. Eteroformazioni in sede ilo-polmonare Sx del diametro di circa 4 cm, stenosi del bronzo principale Sx e dell’arteria polmonare Sx, linfonodi di volume aumentato del diametro di 15 – 25 mm, in sede ilo polmonare Sx, a livello della finestra aorto polmonare e nel mediastino posteriore, regolari i diametri cardiaci.  Fegato di volume lievemente aumentato con normale morfologia. Piccole cisti nei segmenti VIII – VI nella parte posteriore del segmento VI presenza di piccola area disomogeneamente ipodensa in tutte le fasi contrastografiche, ovolare del maggior diametro di 12 mm di sospetta natura ripetitiva; non dilatazione polo inferiore del rene sx, di natura ripetitiva.
Pancreas, milza, rene dx e surreni normali vescica in sede di capacità regolare. Prostata di volume modicamente aumentato con densità lievemente disomogenea, vescicole seminali normali, non si osservano linfonodi di volume aumentato, a livello delle stazioni addomino pelviche esaminate.

Fatto questo esame ho deciso di affrontare la situazione recandomi il giorno dopo presso la struttura ospedaliera Don Calabria di Negrar dove i vari oncologi hanno deciso di sottopormi ad una broncoscopia con biopsia il giorno dopo ( eccezionalmente celeri) da questo esame si è riscontrato quanto segue: frustoli di carcinoma neuroendocrino scarsamente differenziato di tipo “a piccole cellule”.
Materiale ematico privo di significativa componente cellulare diagnostica.

Appurato ciò decidono di sottopormi a PET-TC una settimana dopo per escludere metastasi.  Questo il risultato:
L’esame PET-TC eseguito con scansione dalla base cranica al tratto prossimale degli arti inferiori ha evidenziato area polilobata di patologico ipermetabolismo in sede ilare-parailare sn (asse globale circa 6 cm, Suv Max 15). Localizzazioni linfonodali ipermetaboliche in sede mediastinica Sx in adiacenza all’arco aortico (asse Max 2,5 cm, Suv Max). Nel contesto di fisiologica radiourina a livello calico pielico renale sx, si segnala area focale ipermetabolica al parenchima del polo inferiore del rene sx, (area sospetta alle Tc di circa 2,5 cm con Suv Max 11) reperto di non chiaro significato patologico.
Non aree ipermetaboliche ai restanti distretti corporei esaminati nemmeno in sede epatica.
Conclusioni: indagine compatibile con nota eteroplasia ilare parailare polmonare Sx e localizzazioni linfonodi mediastiniche omolaterali.
Reperto renale sx dubbio.

Scongiurata la massa epatica, sono stato sottoposto ad esame istologico al rene è il risultato ha reso nota una massa del diametro di 4 cm ma di natura differente dal microcitoma bensì si tratta di un carcinoma a cellule chiare.

Adesso mi hanno sottoposto ad una terapia chemioterapica su 4 cicli con cadenza di 21 giorni con cisplatino ed etoposide associata a terapia radioterapia stereotassica di 30 sedute ( 6 settimane). E dopo un mese una seduta di radioterapia al cervello.

Le domande che ho da porre sono le seguenti:

  1. In quale stadio della malattia mi trovo?
  2. E possibile un intervento chirurgico qual’ora il microcitoma venga ridotto di volume?
  3. La radioterapia ablativa può essere una valida sostituta alla chirurgia?
  4. Finito il ciclo terapeutico chemioterapico e radiologico cos’altro dovrò fare?

Ringrazio in anticipo per la disponibilità.

Ottavio


Caro Ottavio, non entro nello specifico del tuo caso clinico (nè potrei farlo non avendo in mano TUTTA la tua documentazione clinica originale), ma cerco di rispondere ai tuoi quesiti, in via generale, ben sapendo che le mie risposte potranno esserti di aiuto nella discussione delle tue opzioni terapeutiche con imedici curanti, e potranno anche interessare altre persone che condividono, anche solo in parte, una storia patologica come la tua…

Una premessa: il tuo non è (ho avuto modo di leggere il referto patologico originale) un tipico microcitoma, ma come evidenziato nella tua relazione, ma un carcinoma neuroendocrino. Quest’ultimo comprende un ampio spettro di tumori più o meno benigni, più o meno sdifferenziati, che vanno dal tumore carcinoide (sostanzialmente benigno) al microcitoma classico.  Il tuo tumore si avvicina molto al microcitoma classico, ma non lo è ancora del tutto. Conseguenze: mentre nel microcitoma tutte le terapie loco-regionali (quelle, cioè, che agiscono in un punto preciso del corpo dove c’è il tumore) sono controindicate perchè inutili, nel carcinoma neuroendocrino possono essere prese in considerazione nel contesto di una combinazione di più modalità teraputiche (chirurgia e/o radioterapia +chemioterapia).

Queste sinteticamente le risposte ai tuoi quesiti:

  1. Il tuo stadio per quanto attine il carcinoma neuroendocrino dovrebbe essere T2-3, N2, M0 (non è ben definita nel tuo scritto l’invasività del tumore primitivo a livello locale), a cui va aggiunto un secondo tumore in stadio iniziale (carcinoma a cellule chiare del rene), che, almeno in base alla mia interpretazione del tuo scritto, è stato soltanto biopsiato, ma non asportato.
  2. Per il puro microcitoma, l’intervento chirurgico non è mai consigliato; per un carcinoma neuroendocrino, anche in caso di una grossa componente di cellularità di piccole cellule (come nel tuo caso), la terapia chirurgica può essere, invece, preso in considerazione.  Per il carcinoma renale a cellule chiare, l’asportazione chirurgica sarebbe la terapia più efficace.
  3. La chirurgia exeretica, quando possibile, è sempre più radicale (e dunque preferibile) alla radioterapia stereotassica.
  4. Ovviamente dovrai fare una re-stadiazione completa dove si valuterà la risposta alla terapia e l’eventuale residuo tumorale ancora presente.  Cosa sarà consigliabile far dopo dipenderà da quei risultati….

Cordialmente,

Gianfranco Buccheri

AFATINIB vs. ERLOTINIB nel NSCLC di tipo squamoso. Un cambio di prassi?…

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Nel carcinoma non a piccole cellule (NSCLC) localmente avanzato o metastatico, lo standard terapeutico per la prima linea di trattamento rimane la chemioterapia a due farmaci di cui uno deve essere un derivato del platino (cis- o carboplatino): http://www.alcase.it/educational/linee-guida-internazionali/.  Quanto detto è valido a meno che non siano state dimostrate mutazioni trattabili efficacemente con farmaci a bersaglio molecolare (a cominciare dal classico Gefitinib, il quale, detto per inciso, è stato appena approvato dall’ente regolatorio dei farmaci americano (FDA) come trattamento di prima linea nei casi EGFR positivi: http://www.astrazeneca-us.com/media/press-releases/Article/20150713-iressa-approved-by-the-fda).

Lo standard terapeutico per la seconda linea di trattamento, sempre nei casi senza mutazioni genetiche trattabili o nei casi in cui queste non siano note (il che -per inciso- non dovrebbe quasi più verificarsi, almeno per un buona parte dei pazienti con NSCLC, essendo da anni fortemente raccomandato il test EGFR ed ALK a tutti i nuovi casi con adenocarcinoma già al momento della diagnosi: http://www.alcase.it/2013/05/linee-guida-internazionali-egfr-alk-2/) rimane ancora la chemioterapia con un solo farmaco, di solito il Taxotere: http://www.alcase.it/educational/linee-guida-internazionali/.   L’Erlotinib è un’alternativa possibile per la seconda linea del NSCLC metastatico o inoperabile, ma non quando è nota l’assenza di recettori EGFR, per i quali il Taxotere rimane la scelta preferibile: http://www.thelancet.com/journals/lanonc/article/PIIS1470-2045(13)70310-3/abstract.

In questo scenario, si aggiunge oggi uno studio appena pubblicato sull’autorevole THE LANCET Oncology (http://www.thelancet.com/journals/lanonc/article/PIIS1470-2045(15)00006-6/abstract) che prende in considerazione il NSCLC di tipo squamoso per il quale, appunto, non è obbligatorio avere un test pretrattamento della mutazione EGFR, anche perchè, di solito, risulta essere negativo al test.  Come dicevamo, in questo sottogruppo di pazienti con NSCLC, il trattamento sistemico può esser fatto anche in assenza di informazioni sullo stato recettoriale e la seconda linea può ragionevolmente essere basata sull’Erlotinib.  Gli autori dello studio qui riportato, il LUX-Lung-8, hanno inteso confrontare il classico Erlotinb con l’Afatinib, mai prima usato con questa indicazione.

Come al solito, riporteremo l’abstract originale dello studio, con la traduzione italiana curata da Andrea Feltracco (https://www.facebook.com/andrea.feltrax?fref=ts) e con, in calce, alcuni nostri commenti.


Afatinib versus erlotinib as second-line treatment of patients with advanced squamous cell carcinoma of the lung (LUX-Lung 8): an open-label randomised controlled phase 3 trial

Afatinib contro erlotinib come terapia di seconda linea a favore dei pazienti con carcinoma polmonare squamoso avanzato (LUX LUNG 8): studio sperimentale randomizzato controllato

Prof Jean-Charles Soria, MD, Enriqueta Felip, MD, Manuel Cobo, MD, Shun Lu, MD, Prof Konstantinos Syrigos, MD, Ki Hyeong Lee, MD, Erdem Göker, MD, Prof Vassilis Georgoulias, MD, Wei Li, MD, Dolores Isla, MD, Salih Z Guclu, MD, Alessandro Morabito, MD, Young J Min, MD, Andrea Ardizzoni, MD, Prof Shirish M Gadgeel, MD, Bushi Wang, PhD, Vikram K Chand, MD, Prof Glenwood D Goss, MD for the LUX-Lung 8 Investigators

Published Online: 05 July 2015

Background. There is a major unmet need for effective treatments in patients with squamous cell carcinoma of the lung. LUX-Lung 8 compared afatinib (an irreversible ErbB family blocker) with erlotinib (a reversible EGFR tyrosine kinase inhibitor), as second-line treatment for patients with advanced squamous cell carcinoma of the lung.

BACKGROUND.  Esiste un importante disatteso bisogno di un trattamento efficace per pazienti con carcinoma squamoso del polmone. Il LUX-LUNG 8 (il presente studio) ha comparato lʼafatinib (un farmaco che blocca irreversibilmente la famiglia di recettori Erb) con erlotinib (un inibitore reversibile della tirosin chinasi EGFR) come seconda linea di cura per pazienti con carcinoma squamoso avanzato del polmone.

Methods. We did this open-label, phase 3 randomised controlled trial at 183 cancer centres in 23 countries worldwide. We enrolled adults with stage IIIB or IV squamous cell carcinoma of the lung who had progressed after at least four cycles of platinum-based-chemotherapy. Participants were randomly assigned (1:1) to receive afatinib (40 mg per day) or erlotinib (150 mg per day) until disease progression. The randomisation was done centrally with an interactive voice or web-based response system and stratified by ethnic origin (eastern Asian vs non-eastern Asian). Clinicians and patients were not masked to treatment allocation. The primary endpoint was progression-free survival assessed by independent central review (intention-to-treat population). The key secondary endpoint was overall survival. This trial is registered with ClinicalTrials.gov, NCT01523587.

METODI.  Abbiamo realizzato questo studio sperimentale aperto, di fase 3, randomizzato e controllato presso 183 centri per il trattamento del cancro del polmone in 23 paesi di tutto il mondo. Sono stati arruolati adulti con carcinoma polmonare ad istologia squamosa in stadio IIIB o IV stadio che hanno visto una progressione di malattia dopo almeno 4 cicli di chemioterapia contenente platino. I partecipanti sono stati assegnati in modo casuale a ricevere afatinib (40 mg al dì) o erlotinib (150 mg al dì) fino ad una nuova progressione di malattia. La randomizzazione è stata effettuata centralmente con un sistema basato su voce interattiva o risposte basate sul web e stratificata sulla base dellʼorigine etnica (soggetti dellʼEst Asiatico contro soggetti non appartenenti al Sud Est asiatico). Medici e pazienti non erano ciechi rispetto allʼallocazione. Lʼendpoint primario era la PFS (sopravvivenza libera da progressione), accertata da un centro di valutazione indipendente (i pazienti arruolati allo studio furono tutti considerati valutabili: analisi basata sull’”intention to treat”). Lʼendpoint secondario è stato la sopravvivenza globale.

Findings. 795 eligible patients were randomly assigned (398 to afatinib, 397 to erlotinib). Median follow-up at the time of the primary analysis of progression-free survival was 6·7 months (IQR 3·1–10·2), at which point enrolment was not complete. Progression free-survival at the primary analysis was significantly longer with afatinib than with erlotinib (median 2·4 months [95% CI 1·9–2·9] vs 1·9 months [1·9–2·2]; hazard ratio [HR] 0·82 [95% CI 0·68– 1·00], p=0·0427). At the time of the primary analysis of overall survival (median follow-up 18·4 months [IQR 13·8–22·4]), overall survival was significantly greater in the afatinib group than in the erloinib group (median 7·9 months [95% CI 7·2–8·7] vs 6·8 months [5·9– 7·8]; HR 0·81 [95% CI 0·69–0·95], p=0·0077), as were progression-free survival (median 2·6 months [95% CI 2·0–2·9] vs 1·9 months [1·9–2·1]; HR 0·81 [95% CI 0·69–0·96], p=0·0103) and disease control (201 [51%] of 398 patients vs 157 [40%] of 397; p=0·0020). The proportion of patients with an objective response did not differ significantly between groups (22 [6%] vs 11 [3%]; p=0·0551). Tumour shrinkage occurred in 103 (26%) of 398 patients versus 90 (23%) of 397 patients. Adverse event profiles were similar in each group: 224 (57%) of 392 patients in the afatinib group versus 227 (57%) of 395 in the erlotinib group had grade 3 or higher adverse events. We recorded higher incidences of treatment-related grade 3 diarrhoea with afatinib (39 [10%] vs nine [2%]), of grade 3 stomatitis with afatinib (16 [4%] vs none), and of grade 3 rash or acne with erlotinib (23 [6%] vs 41 [10%]).

RISULTATI.  795 pazienti sono stati assegnati in modo casuale (398 all’ afatinib, 397 all’erlotinib). La mediana di follow up al tempo dellʼanalisi primaria del PFS è stata di 6-7 mesi, momento nel quale lʼarruolamento non era ancora terminato. La PFS era significativamente più lunga per i pazienti in terapia con afatinib rispetto allʼerlotinib [2,4 mesi (intervallo di confidenza da 1,9 a 2,9) contro 1,9 (intervallo di confidenza 1,9-2,2)] [p=0,0427].   Al momento dellʼanalisi primaria della sopravvivenza globale (mediana di follow up 18,4 mesi, la sopravvivenza globale era significativamente più alta nel gruppo trattato con afatinib rispetto al gruppo con erlotinib (mediana 7,9 mesi contro 6,8 mesi) come è stata la PFS (mediana 2,6 mesi contro 1,9 mesi) e il controllo di malattia (201 ovvero il 51% contro 157 ovvero il 40%).  La proporzione di pazienti che ha riportato una risposta obiettiva al farmaco non è differita significativamente tra i due gruppi (6% contro 3 %).  Una qualche riduzione della massa tumorale è incorsa nel 26 % del gruppo afatinib contro il 23% del gruppo erlotinib. Gravità e frequenza di eventi avversi sono stati simili tra i due gruppi: il 57% dei pazienti arruolati in entrambi i gruppi ha riportato effetti avversi di grado 3 o più.  Abbiamo registrato una incidenza di diarrea correlata al trattamento di grado 3 in misura maggiore nel gruppo afatinib rispetto a erlotinib (10% contro 2%); la stomatite di grado 3 è occorsa nel 4% nel gruppo afatinib, contro nessun caso nel gruppo erlotinib; lʼincidenza di”rash” cutaneo di grado 3 o acne è stata maggiore nel gruppo trattato con erlotinib  (10% contro 6%).

Interpretation. The significant improvements in progression-free survival and overall survival with afatinib compared with erlotinib, along with a manageable safety profile and the convenience of oral administration suggest that afatinib could be an additional option for the treatment of patients with squamous cell carcinoma of the lung.

INTERPRETAZIONE.  I significativi miglioramenti nella PFS e nella sopravvivenza globale dellʼafatinib rispetto allʼerlotinib insieme ad un profilo di sicurezza gestibile e alla facilità di assunzione orale suggeriscono che lʼafatinib possa essere un opzione di cura in più per i pazienti con carcinoma squamoso del polmone.

Funding Boehringer Ingelheim.

FINANZIATO DA: Boehringer Ingelheim.


Commenti:

  1. E’ evidente lo sforzo mondiale (economico e non solo…) compiuto dalla multinazionale produttrice dell’Afatinib, la tedesca Boehringer Ingelheim, per posizionare il farmaco in una nicchia di mercato sicuramente remunerativo (quello dei pazienti con carcinoma squamoso del polmone, che costituiscono circa 1/4 di tutti i cancri al polmone, ma in numero assoluto sono di più di tutti i malati adulti, per esempio, di linfomi e leucemie…). Ma anche di centinaia (letteralmente) di medici ricercatori e di pazienti di tutto il mondo, che hanno accettato di entrare nello studio.
  2. Lo sforzo potrebbe sortire l’effetto voluto: quello di creare spazio per l’Afatinib, in alternativa all’Erlotinib che -escluso il Taxotere- ha avuto fin qui un monopolio assoluto. In effetti, si tratta di uno studio dal disegno ineccepibile (farei solo un “caveat” per la mancanza del doppio cieco, che sarebbe stato possibile e facilmente realizzabile…), con una centralizzazione delle analisi e delle valutazioni (il che dà garanzia di qualità ed imparzialità di giudizio), che risulta essere sufficientemente numeroso e con risultati chiari e significativi.  Certo, l’Erlotinib è già approvato per l’uso in seconda linea, ma questo nuovo studio, il LUX-Lung-8, potrebbe essere il trampolino di lancio per l’approvazione dell’Afatinib da parte dell’americana FDA e dall’europea EMA…
  3. Dal punto di vista dello scopo dichiarato del LUX-lung-8,  ovvero rispondere ai “disattesi bisogni di trattamenti efficaci per i pazienti con carcinoma squamoso del polmone avanzato”, siamo invece ancora molto lontani dal risultato.  Le mediane di sopravvivenza libera da malattia o globale rimangono – in entrambi i trattamenti- ancora davvero insoddisfacenti: pochi o pochissimi mesi, a costo di una tossicità importante (grado 3 o maggiore della scala WHO) subita da oltre il 50% dei pazienti in entrambi i gruppi.  Sarebbe stato bello avere un terzo braccio (o gruppo di trattamento) in questo studio: quello con Taxotere che, azzardiamo noi, certamente non sarebbe stato peggiore rispetto agli altri due, il che avrebbe dimostrato ancora una volta che -esclusi i benefici terapeutici per chi può avvantaggiarsi di una terapia mirata e personalizzata- anche nel NSCLC, come nel microcitoma (SCLC) c’è molta strada da fare…

Gianfranco Buccheri

Atezolizumab (MPDL3280A): prime evidenze di efficacia

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La Genentech, una compagnia americana ad alto profilo tecnologico appartenente alla multinazionale svizzera Hoffmann-La Roche, ha recentemente annunciato i risultati di uno studio di Fase II (chiamato BIRCH trial) focalizzato a valutare efficacia e tossicità del nuovo immunoterapico Atezolizumab nel cancro del polmone (l’Atezolizumab, precedentemente noto come MPDL3280A, è un agente anti-PDL1).
L’obiettivo primario dello studio BIRCH era appunto indagare il beneficio terapeutico di Atezolizumab in pazienti con uno specifico tipo di cancro ai polmoni – il tumore non a piccole cellule del polmone localmente avanzato o  metastatico (NSCLC) – e tale obiettivo è stato raggiunto con successo, con la dimostrazione di un evidente risposta obiettiva del tumore all’Atezolizumab.  Inoltre lo studio ha dimostrato che l’espressione di PD-L1 nelle cellule tumorali dei pazienti si correla con la gravità della malattia e la risposta al trattamento con Atezolizumab.
Atezolizumab è un anticorpo monoclonale ancora in fase sperimentale disegnato per identificare una proteina (ligando-1) che si lega alla proteina della “morte programmata” (PD-1), conosciuta anche come cluster di differenziazione 274 (CD274) o omologo 1 di B7 (B7-H1). La proteina è espressa nelle cellule tumorali ed ha lo scopo di inibire l’attivazione delle cellule effettrici del sistema immunitario. Più in particolare, quando PD-L1 si lega ai recettori PD-1 e B7.1 che si trovano sulla superficie delle cellule T del sistema immunitario si ha una inattivazione delle cellule T, il che crea un ambiente immunosoppressivo dove i tumori possono sopravvivere e crescere.  Il legame di Atezolizumab alla proteina PD-L1 delle cellule tumorali e delle cellule immunitarie infiltranti il ​​tumore previene il legame di PD-L1 ai suoi recettori, permettendo così l’attivazione delle cellule T ed il  reclutamento delle altre cellule immunitarie, capaci di attaccare il tumore.
Lo studio BIRCH ha arruolato 667 pazienti con NSCLC localmente avanzato o metastatico le cui cellule tumorali e cellule immunitarie infiltranti il ​​tumore esprimevano la proteina PD-L1. I pazienti sono stati trattati con dosi di 1200 milligrammi di Atezolizumab, somministrato per via endovenosa ogni tre settimane. Obiettivi secondari dello studio erano la durata della risposta (DR), la sopravvivenza globale (OS), la sopravvivenza libera da progressione (PFS) e la sicurezza farmacologica.
Il Dr. Sandra Horning,  primo autore dello studio e responsabile del progetto globale di sviluppo del farmaco, ha così commentato i risultati dello studio: “Siamo incoraggiati dal numero di persone che hanno risposto all’Atezolizumab e che hanno mantenuto la loro risposta durante lo studio, il che è particolarmente significativo se si consiedera che molte persone avevano ricevuto diversi precedenti trattamenti.  Abbiamo in programma di presentare questi risultati nei prossimi congressi di medicina, nonché alle autorità sanitarie così da poter mettere a disposizione dei pazienti questo farmaco il ​​più rapidamente possibile. “
Atezolizumab è attualmente in di valutazione in ben 11 studi di fase III (in corso o di prossimo avvio) in diversi tipi di cancro, tra cui il cancro ai polmoni, ai reni, al seno e il tumore della vescica.
Traduzione italiana dell'articolo originale:
http://lungdiseasenews.com/2015/08/19/atezolizumab-immunotherapy-found-decrease-nsclc-tumors/

La radioterapia è l’unica soluzione possibile?…

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Gentilissimo Dottore,

sono una ragazza e Le scrivo per avere il suo aiuto e i suoi preziosi consigli su come sia conveniente proseguire per curare mio padre. Ha 67 anni e a Dicembre 2014 viene sottoposto ad approfondimenti diagnostici. La biopsia polmonare TC guidata riporta “Adenocarcinoma con EGFR: Wild-Type” e la TC total body con mdc documenta nel torace una neoformazione delle dimensioni di 38x22x29 mm a carico del segmento dorsale del lobo inferiore di destra e un’altra neoformazione di 39x30x25 mm nel segmento mediale dello stesso lobo, che infiltra la pleurica mediastinica e diaframmatica adiacente e invade il mediastino, giungendo a contatto con l’esofago. Nel lobo inferiore sinistro si rileva un nodulo di circa 12 mm.
Plurime adenopatie sono apprezzabili lungo la piccola curvatura gastrica ed in sede celiaca peripancreatica, interaortocavale, paraaortica, all’ilo epatico.
Il reparto di Oncologia Medica di Messina ci consiglia di sottoporlo a terapia antiblastica con Carboplatino e Alimta, ma prendiamo prima un secondo parere presso l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e il Dr Pastorino ci consiglia di eseguire una TC/PET prima di iniziare la chemioterapia proposta a Messina.
La PET viene eseguita a Febbraio e documenta, oltre agli accumuli al polmone di destra, accumuli di pertinenza linfonodale a livello paramediastinico di destra in sede paracavale, paraesofagea a sx, in sede ilare polmonare di dx, al tripode celiaco, a livello retrocrurale di dx, paraaortico, interaortocavale e paracavale. Documenta inoltre diffusa captazione addominale di pertinenza intestinale e di verosimile significato funzionale.
Viene sottoposto così al 1° dei 4 cicli di chemioterapia, dopo il quale siamo costretti per quasi 2 mesi a interrompere il trattamento in quanto viene colpito da ischemia. Ripreso il trattamento chemioterapico e concluso il 4° ciclo, a giugno 2015, viene eseguita un’altra Tac, dalla quale appaiono ridotte in dimensioni le 2 lesioni al polmone dx, con dimensioni rispettivamente di 27 e 24 mm e si apprezza anche una lieve riduzione volumetrica di alcuni linfonodi paraesofagei e delle altre linfoadenopatie.
Ci viene consigliato, sia dall’oncologo di Messina che dal Dr Pastorino di Milano, di proseguire con altri 2 cicli chemioterapici, ma prima del 5° ciclo viene rilevato sangue nelle feci e dunque il trattamento viene interrotto provvisoriamente, così come i farmaci prescritti dal neurologo per tenere sotto controllo i rischi ischemici (cardioaspirina e clexane). A Luglio 2015 viene colpito da una seconda ischemia, e visitato nuovamente dal Dr Pastorino, che ci consiglia di iniziare un trattamento di radioterapia, poiché a causa dei problemi ischemici ed emorragici non è più possibile riprendere la chemioterapia.
Eseguiamo ad Agosto un’altra PET richiesta dal radioterapista prima di iniziare il trattamento, e l’esame ritirato il 24 Agosto conferma il referto della PET di Febbraio, con 3 differenze:
1. I 2 accumuli al polmone dx sono ridotti in intensità di captazione;
2. Gli accumuli a livello retrocrurale di dx, paraaortico, interaortocavale e paracavale risultano attualmente più attivi;
3. La comparsa di accumuli a livello della biforcazione iliaca ed in sede iliaca comune sx.

Lei può consigliarci su come sia conveniente procedere? Ho tanta paura che la malattia si stia evolvendo troppo velocemente… La radioterapia è l’unica soluzione possibile, o ci sono strade migliori che possiamo percorrere? Le chiedo perfavore con il cuore in mano un aiuto in tal senso.

Spero di ricevere presto una sua cortese risposta,
Cordiali Saluti
Ing. Tindara Andò


Cara Tindara,

In effetti la situazione clinica del tuo papà è abbastanza compromessa. Ci troviamo di fronte a una progressione di malattia dopo chemioterapia standard per una adenocarcinoma al IV stadio, in un paziente con pregressi fatti ischemici cerebrali.

Quali opzioni terapeutiche ci sono?…  Vediamo un pò:

  • Un mantenimento con Alimta?… Direi di nò, non solo per la difficoltà di gestire una chemio facendo degli anticoagulanti insieme, ma soprattuto perchè c’è stata una progressione di malattia: segno che entrambi i farmaci si qui utilizzati sono divenuti inefficaci…
  • Una chemioterapia di seconda linea con Taxotere?… C’è solo la difficoltà della gestione della chemio (come su detto)
  • Radioterapia toracica?… C’è il problema che buona parte della malattia attualmente in progressione si trova nei linfonodi sottodiaframmatici, e quindi il trattamento sarebbe solo parziale
  • Una terapia di seconda linea con Erlotinib (TARCEVA ®)?… C’è l’indicazione approvata dal SSN e non mi sovvengono reali controindicazioni

In base a quanto su detto e alle informazioni che mi hai dato, a mio parere la terapia con Erlotinib sarebbe la migliore soluzione: può iniziarla subito, ha la stessa efficacia di una chemio di 2° linea (pur essendo meno tossica), colpisce (se efficace) il tumore ovunque esso sia, non solo al torace (come la radioterapia toracica).

Parlane coi tuoi oncologi.

Cordialmente,

Gianfranco Buccheri


Farsi curare a Barcellona?… O è meglio in Italia?…

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Gentile dott. Buccheri,
ho chiamato questa mattina in Associazione per avere alcune informazioni e la segretaria mi ha consigliato di mandarle una email.

Circa un mese fa è stata diagnosticata a mio padre una neoplasia al polmone presso l’ospedale Sant Pau de la Creu Blanca a Barcellona (mio padre vive a Barcellona da pochi anni). Non è stata però effettuata una diagnosi precisa su tipologia, dimensioni, metastasi etc. e – dopo 2 gg di ricovero – l’hanno rimandato a casa, riconvocandolo dopo un mese per fare/rifare tutti gli esami.
Oggi ha iniziato una serie di esami alla fine dei quali gli comunicheranno la diagnosi precisa (credo).

I miei genitori in questo momento sono molto confusi; vivono lì da qualche anno ma purtroppo ancora non parlano perfettamente la lingua. Sono preoccupati perché – a fronte di una malattia così grave – l’ospedale ha impiegato un mese per convocare nuovamente mio padre e fargli eseguire degli esami specifici.

Più in generale io vorrei essere certa che – in una situazione così grave – siano seguiti da una struttura più che adeguata. Non ho alcun elemento per capirlo e inoltre, essendo io al penultimo mese di gravidanza, mi sposto con molta difficoltà e non mi è possibile in questo momento recarmi da loro.

Di seguito i miei quesiti:

  • conosce l’ospedale Sant Pau de la Creu Blanca? E’ un ospedale in grado di fare una buona diagnosi e impostare una cura nel caso di tumore al polmone?
  • sa quali sono le strutture d’eccellenza per la diagnosi e cura del tumore al polmone in Spagna e a Barcellona?
  • qualora convincessi i miei genitori a tornare in Italia, quale struttura mi consiglierebbe per accedere alle migliori cure? Io sono di Torino, ma – vista la gravità – potremmo spostarci senza problemi.

La ringrazio anticipatamente,
un cordiale saluto.

Paola


Gentile signora Paola,

se mi avesse posto questa domanda anni fa, forse le avrei consigliato di convincere i genitori a tornare a Torino…  Ma oggi, quasi, quasi le consiglierei il contrario. Come in molte altre attività umane, il livello di qualità raggiunto dalla Spagna (e qui non si parla di un grezzo PIL/procapite, già da diversi anni più alto del nostro…) è uguale e più spesso superiore di quello italiano.  La medicina non fa eccezzione e farsi curare in Spagna è -in generale- una buona idea.

Ma rispondo alle sue puntuali domande:

  • Non conosco l’ospedale di cui mi parla (da informazioni reperite su Internet pare trattarsi di una clinica, i cui medici non hanno mai firmato un lavoro scientifico sul trattamento o la diagnosi del cancro al polmone…).  Inoltre, i tempi diagnostici cui accenna sono certamente eccessivi e denotano una scarsa efficenza della struttura.
  • Sicuramente il centro di studio e di ricerca più famoso dell’intera Spagna e uno dei più noti nel mondo è l’ Hospital Mútua de Terrassa, Terrassa (Barcelona, Spagna) dove lavora uno dei più grandi esperti mondiali di cancro al polmone, il chirurgo toracico Ramon Rami-Porta.
  • A Torino, c’è un’altro esperto di fama mondiale, il prof. Giorgio Vittorio Scagliotti, che però ha difficilmente la possibilità di prendere in cura qualcuno dati i suoi numerosi impegni: in pratica si viene seguiti -di solito- da un giovare e capace medico della clinica universitaria da lui diretta.  Ovviamente, in Italia ci sono altri ottimi medici e numerosi centri ospedalieri d’eccellenza, dei quali le dò il link: http://www.alcase.it/support/medici-eccellenti-premessa/ e  http://www.alcase.it/support/100-ospedali-premessa/

Sperando di essere stato utile, la saluto cordialmente.

Gianfranco Buccheri

Carcinoma sarcomatoide: quali opzioni dopo chemio e radioterapia?

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Buongiorno,

sono una ragazza e le scrivo per mio padre. Le spiego brevemente la situazione di mio padre. Ha 67 anni e non ha mai fumato. A marzo 2015 gli è stato diagnosticato un carcinoma sarcomatoide del polmone T2bN2.

La TAC (con mdc) riportava: Encefalo: oncologicamente negativo. Torace: nel LSD, prevalentemente nel segmento apicale, in sede paramediastinica, neoformazione di aspetto in gran parte necrotico-colliquato, a margini irregolari, di 50×44 mm, che assume rapporti di stretta contiguità con il tratto iniziale dell’arteria succlavia destra. In sede ilare superiore destra adenopatia anch’essa di aspetto necrotico-colliquato, di 39×34 mm; linfonodi di aspetto patologico di minori dimensioni (di 2,3 cm) in sede paratracheale destra e sottocarenale – periesofagea. Sfumati addensamenti parenchimali di natura almeno in parte disventilatoria nel segmento anteriore del LSD, in prossimità della piccola scissura. Una stria di disventilazione è apprezzabile anche nel segmento basale posteriore del LIS. Nel segmento apico-dorsale del lobo superiore sx, millimetrico nodulo non calcifico. Addome: oncologicamente negativa.

La PET riportava: spiccato patologico iperaccumulo del radiofarmaco (SUVmax 20.13) nel contesto della nota lesione del lobo superiore di destra. Tale area presenta al suo interno area fotopenica centrale come da verosimili fenomeni necrotici. Concomita grossolano conglomerato adenopatico con intenso iperaccumulo del radiofarmaco con aspetto a cercine ed ipofissazione centrale nella regione ilare destra. Ulteriori adenopatie ipermetaboliche si osservano in sede sottocarenale e paratracheale destra.

Ha eseguito l’analisi mutazionale con i seguenti risultati:

  • EGFR: wild type,
  • ALK: non traslocato (50 cellule)
  • C-MET: non amplificato (70 cellule)
  • ROS1: assenza di traslocazione (50 cellule)
  • BRAF: wild type

E’ stato deciso che non era operabile e che dovesse sottoporsi a tre cicli di chemioterapiasecondo schema TEP G1q21 a partire da aprile.

Al termine del trattamento chemioterapico, a giugno, è stata fatta una nuova TACEncefalo: negativo. Torace: comparsa di atelectasia del lobo medio con discreto aumento della lesione paramediastinica dx e di quella collegata a livello dell’ilo superiore. L’aspetto è meno colliquato rispetto a prima. Le dimensioni della lesione craniale sono di 54×27 mm mentre a livello periilare superiore è di 33 mm. Coesistono adenopatie di 20 mm in sede sottocarenale. La lesione determina ispessimento peribronchiale con stenosi del bronco principale dx in particolare del superiore. Addome: negativo. Osso: negativo.

Dopo una nuova rivalutazione della situazione di mio padre, i medici hanno deciso per un posizionamento di uno stent endobronchiale del bronco principale dx e successivo trattamento radioterapico, per 3 settimane a luglio (RT a livello della lesione del LSS + linfonodi locoregionali Tecnica VMAT IGRT_CBCT, fotoni X 6MV, dose tot 45 Gy (fr 3 Gy/die)).

Tra una decina di giorni dovrebbe fare nuovamente una TAC per vedere gli esiti della radioterapia.

I medici ci hanno detto che  il migliore risultato che possiamo auspicarci è di mantenere la situazione stazionaria.

Volevo gentilmente chiederLe quali potessero essere le possibili strade da seguire a seconda dell’esito della radioterapia (stazionarietà della malattia o peggioramento). L’immunoterapia potrebbe essere una strada? Bisogna richiedere particolari esami?

Per quanto riguarda i farmaci biologici, dalle analisi mutazionali (cosa vuol dire non traslocato? E wild type?) fatte, c’è qualche farmaco che potrebbe assumere?

Ho letto anche dei cosiddetti nanofarmaci, tipo nab-paclitaxel. C’è qualche speranza anche in questi?

La ringrazio fin da subito per il suo tempo dedicatomi.

Sara


Cara Sara,

complimenti, innanzitutto, per  la  precisione e la ricchezza di informazioni con cui descrivi il caso del tuo papà!  E con questo, purtroppo, esaurisco tutto quello di carino, che ho da dirti… :(

Il tipo istologico del tumore del tuo papà è molto raro e non beneficia in alcun modo delle nuove scoperte di biologia molecolare dei tumori.  La controprova e’ anche nel fatto che il tumore e’ risultato negativo a tutte le mutazioni curabili (wild type: normale, non mutato; ALK: normale, assente la mutazione specifica ALK, che consiste in un traslazione del gene).  Certo le mutazioni possibili sono un centinaio e una buona metà di queste hanno  già un farmaco potenzialmente efficace, ma vi sono enormi difficoltà pratiche nel seguire questa strada: 1. Bisogna rivolgersi a qualche compagnia americana  (ad esempio la Caris: http://www.alcase.it/2014/01/caris/), c’è un costo non indifferente (intorno ai 5.000 €), e almeno un mese di attesa dei risultati; 2. una volta individuato il farmaco potenzialmente utile , inizia il vero lavoro di trovare una sperimentazione nel mondo che utilizza quel farmaco in casi clinici identici a quelli del tuo papà…

Quello che suggerisci tu, il Nivolumab, è invece una via concretamente possibile.  Recentemente il farmaco è stato approvato per l’uso compassionevole per tutti i NSCLC che siano già stati trattati con chemioterapia e tuo papà ci rientrerebbe in pieno (http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/avvio-del-programma-uso-compassionevole-di-nivolumab-nei-pazienti-con-tumore-nsclc-non-squam).  Naturalmente non sarà facile (tanta burocrazia e tanta pazienza saranno necessari), ma vedo questa opzione come l’unica concretamente fattibile e rimunerativa (il nab-paclitaxel non è altro che una formulazione più bio disponibile del comune paclitaxel, che non dà molte speranze, data la precedente mancata risposta alla chemioterapia…).

Spero di esser stato utile, e vi auguro il meglio…

Gianfranco Buccheri

Ancora sul CEA e sulla sua, a volte difficile, interpretazione…

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Gentile staff di Alcase, mi rivolgo a voi riguardo ad un anomala rilevazione del marcatore CEA che mi sta dando molte preoccupazioni.

Sono un uomo di 38 anni, ex fumatore da sei (5 pacchetti/anno). Ho una storia di asma bronchiale iniziata dall’età di due anni, ma che al momento riesco a tenere benissimo sotto controllo, pur non essendo seguito in nessun centro specializzato. L’ultima Rx torace fatta nel maggio del 2013 in seguito ad un episodio di bronchite, dava come esito “lieve iperespansione dei campi respiratori”.

Il mio terrore è sempre stato quello di sviluppare un cancro ai polmoni, a causa della mia sciagurata abitudine al fumo. Anche se non sono mai stato un forte fumatore, la mia paura è che gli anni in cui ho avuto questo vizio abbiano danneggiato ulteriormente i miei bronchi già provati dagli attacchi asmatici. Motivo per cui nel 2010 ho deciso di smettere definitivamente.

La settimana scorsa ho chiesto al mio medico delle analisi di routine. Fra i valori che mi ha prescritto c’erano anche i marker tumorali. Quando ho ritirato il responso mi è preso un colpo: tutti valori nella norma tranne uno, l’unico, il peggiore. Il marcatore CEA è dato infatti a 5,1. Le ultime analisi in cui l’avevo controllato risalgono al 2011, valore: 3,6.

Premetto che sono un grande sportivo, faccio running quattro volte la settimana e non ho nessun sintomo anomalo che possa farmi pensare a qualcosa di serio. Respiro benissimo e le mie prestazioni non hanno subito cambiamenti, anzi, negli ultimi tempi sono addirittura migliorate. Per questo la cosa mi è sembrata ancora più strana, mi sento perfettamente in salute.

Allora vi chiedo: può il singolo marcatore essere una spia di un cancro ai polmoni, nonostante la totale assenza di sintomi? Oppure possono esserci altre cause del suo innalzamento? E se dovessi fare degli accertamenti, consigliereste la rx torace o la Tac?

Vi ringrazio per il vostro servizio e per le battaglie che portate avanti ogni giorno.

Francesco.


Caro Francesco,

come giustamente metti in evidenza tu, sei giovane, in perfetta salute generale, e del tutto asintomatico.  Hai fumato, è vero, ma hai smesso da anni e sei stato solo un modestissimo fumatore (lo screening si raccomanda oggi dai 20 pacchetti/anno in sù).  Magari, dove vivi, non c’è esposizione cronica alle polvere di amianto (vecchi tetti o terrazzi in disfacimento…) e l’aria è ancora abbastanza libera da smog urbano e/o industriale. Per di più, nella tua famiglia ci sono solo pochi o pochissimi casi di tumore e vivi in un appartamento al 3° piano, o ancora più in alto (dove il Radon non arriva).

Se così fosse, tu avresti una bassissima probabilità di sviluppare un cancro al polmone (ovviamente, nel caso che una delle condizioni su esposte non fosse rispettata, la probabilità non sarebbe poi così bassa, ma potrebbe anche diventare non trascurabile).

Per venire al tuo quesito, premetto che il CEA è un marcatore tumorale non solo del polmone, ma anche di altri tumori epiteliali a cominciare da quelli gastrointestinali… e che il valore di 5,1 ng/ml che ti è stato riscontrato occasionalmente può essere giustificato da normali fluttuazioni del test.

Alla luce delle precedenti considerazioni, ti consiglierei di ripetere il CEA (magari nello stesso laboratorio e contemporaneamente in un altro, come controllo) perchè quando il suo valore è borderline, come nel tuo caso, conta molto la tendenza: tre/quattro aumenti consecutivi nello spazio di pochi mesi sono un campanello di allarme, come lo è un valore davvero alto (diciamo da 10 ng/ml in su..).  Fai richiedere dal tuo medico una TAC a basso dosaggio di radiazioni, senza mezzo di contrasto, se i prossimi controlli del CEA non saranno tranquilizzanti e/o tu avessi qualche altro fattore di rischio per cancro al polmone fra quelli su accennati e qui, più sistematicamente, elencati: http://www.alcase.it/educational/opuscoli-informativi/.  Anche un test di screening per tumori intestinali (ricerca del sangue occulto nelle feci) andrebbe fatto in tali circostanze.

Non vorrei averti “terrorizzato”: il fatto è che l’esperienza insegna a non essere superficiali in questo tipo di cose, soprattutto alla luce del recente incremento di adenocarcinomi del polmone in casi incredibilmente giovanili e con pochi o nessun fattore di rischio.

Cordialmente,

Gianfranco Buccheri

Pseudonodularità puntiforme calcifica

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Buongiorno.
Vorrei cortesemente chiedere spiegazioni sul significato della seguente frase riferita ad una radiografia ai polmoni:

presenza di qualche puntiforme pseudonodularità calcifica ad entrambi gli ili“.

Autorizzo la pubblicazione della domanda.

Grazie e cordiali saluti.

M.P.


Buon giorno a lei.

Non si tratta di un’espressione standard, ma di una formulazione individuale che sta al posto della più comune dicitura: “puntiformi opacità calcifiche ad entrambi gli ili”.  In sostanza il radiologo vuole avvertire il clinico di aver notato la presenza anomala (ma non rara) di:

qualche area radiopaca (che, pertanto si vede bianca alla lastra), molto piccola (di pochi millimetri), rotondeggiante (da cui la descrizione di “nodulo”, diminuitivo di nodo), calcificata, presente nell’area del polmone cosidetta ilare (quella cioè in cui penetrano nel polmone i vasi arteriosi e venosi, i grossi bronchi e i canalini linfatici).

La calcificazione rilevata, le piccole dimensioni, e l’atipica terminologia usata (pseudonoduli, piuttosto che noduli) stanno ad indicare il fatto che il radiologo refertante non ritiene trattarsi di lesioni acute (e, particolarmente, ritiene che non sia nulla di tumorale), ma che si tratti di esiti di qualche possibile infezione polmonare pregressa.  In ogni caso di un reperto di nessun rilievo clinico attuale.

Cordialmente,

Gianfranco Buccheri

Partecipa anche tu alla campagna di Novembre!…

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Novembre è il mese dedicato ai malati di cancro del polmone di tutto il mondo.

FACCIAMO IN MODO CHE NON SI SENTANO PIU’ SOLI!…


IL MESE DI SENSIBILIZZAZIONE AL CANCRO DEL POLMONE (Lung Cancer Awareness Month o LCAM) è una campagna internazionale di informazione che riguarda le problematiche individuali e sociali del tumore al polmone.

Promossa inizialmente dall’ ALCASE americana e ripresa poi dalla Global Lung Cancer Coalition, viene rilanciata ogni anno, nel nostro paese, da ALCASE Italia.  ll LCAM ha lo scopo di aumentare la solidarietà verso le persone colpite dalla malattia e la consapevolezza della gravità personale e sociale del cancro ai polmoni, un tumore che fa più vittime di quelli della mammella, della prostata e del colon sommati insieme…

Per saperne di più: segui questo link.

Per sostenere questa campagna: inoltra ai tuoi amici il link a questa pagina e parlane con loro.  Oppure, se non lo hai fatto già, metti un “like” alla pagina FaceBook di ALCASE ed invita i tuoi amici a fare altrettanto.

Per partecipare attivamente alla campagna di quest’anno, non hai che l’imbarazzo della scelta:

  • Puoi provare a far crescere la consapevolezza di tutti. Puoi far aumentare la consapevolezza dell’enormità dei problemi legati al cancro del polmone, la dove vivi, in molti modi:
    • Campagna “illumina NOVEMBRE”

      Partecipando direttamente alla campagna “illumina NOVEMBRE”:  chi ha un giardino o un balcone può accendere un nastro di luci bianche (il bianco è il colore del cancro al polmone), come si fa per l’albero di Natale… Oppure può illuminare in bianco un angolo esterno della sua casa.   Poi, può scattare una foto e condividerla con con parenti e amici, e con noi (sulla pagina FaceBook di ALCASE).

    • Scrivendo al tuo sindaco e chiedendogli di ILLUMINARE DI BIANCO un monumento, un edificio simbolo o più semplicemente una piccola area  del tuo territorio (scarica un esempio di lettera al sindaco).
    • Più genericamente, guadagnando l’attenzione di politici ed amministratori locali mediante petizioni, e proclami (scarica un esempio di petizione da inviare al Presidente della tua Regione e un esempio di dichiarazione che egli potrebbe sottoscrivere).
    • Distribuendo ad amici e conoscenti il materiale informativo scaricabile da questo sito, alla pagina di “Education“.
    • Raccontando la tua storia di vita col cancro al polmone e inviandocela (info@alcase.it) perchè noi la si faccia conoscere al pubblico che più saprà apprezzarla https://www.facebook.com/groups/367394593339995/.
    • Mettendo su dei banchetti nei tuoi ospedali/ambulatori/poliambulatori specialistici, dove distribuire il materiale educativo di ALCASE (vai alla pagina), il materiale prodotto dai volontari di ALCASE per il progetto “Gomitoli Bianchi” (in cambio di una piccola o grande donazione…).
    • Distribuendo il volantino di ALCASE “la nostra missione“, oltre che nei centri medici, anche nei circoli sociali, nelle chiese, ed negli altri punti di incontro particolarmente affollati!
    • Sottoscrivendo la petizione di ALCASE per lo screening gratuito su CHANGE.org e mettendo un “like” sulla pagina Facebook della petizione.
  • Puoi sponsorizzare un evento. Insieme ad altre persone ugualmente motivate, che conosci, potresti organizzare maratone, serate danzanti e pranzi sociali, con lo specifico scopo di promuovere la consapevolezza della gravità della malattia ed ottenere fondi per ALCASE.
  • Puoi far sì che la tua voce sia udita forte e chiara, laddove conta. Il mese di sensibilizzazione è un’opportunità per fare ascoltare la tua voce nei giornali locali e nazionali, scrivendo, per esempio, una lettera al direttore.
  • Hai qualche altra idea?….

Noi saremmo lieti di conoscerla.   Scrivici a: info@alcase.it.

Inoltre, quest’anno, in piena campagna, avrà luogo a Roma il 1° Meeting Nazionale ALCASE, un grande evento da non perdere! http://www.alcase.it/2015/02/meeting-nazionale-alcase/



L’IMPORTANTE E’ PARTECIPARE ATTIVAMENTE!!

Mutazione T790M alla diagnosi di NSCLC EGFR-positivo?

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Buongiorno.

Ho letto con interesse l’articolo che illustra i progressi dei farmaci di 3 generazione TK.
Io ho un fratello affetto da NSCLC inizio IV stadio. Sta attualmente da circa un mese mezzo assumendo gefitinib. L’esame sulla mutazione recita come segue: mutazione nell’esone 19 (p.L747-A750delinsP).

Leggendo da profano sulla ricerca e scoprendo della possibilità che il tumore sviluppi resistenza all’inibizione EGFR, le rivolgo la seguente domanda:

- La mutazione T790M è una mutazione secondaria (insorgente alla resistenza) o è caratterizzante in modo per così dire primario il tipo di mutazione EGFR?. In altri termini, è correlabile con il referto “mutazione nell’esone 19 (p.L747-A750delinsP)” come possibile mutazione? Per la quale il Rociletinib si candiderebbe come farmaco di 3 generazione più efficace e magari in grado di bloccare la malattia in modo permanente cronicizzandola e garantendo la sopravvivenza nel tempo?

La ringrazio per un eventuale risposta e chiarimenti in proposito.

Cortesemente

D. P.


Gentile signor D.,

La ringrazio per la sua domanda che mi dà l’opportunità di chiarire (se riesco..) una questione abbastanza complessa.

Innanzitutto, la mutazione T790M è una mutazione diversa dalla mutazione EGFR e quindi non dipende dalla sede genica (esone) in cui quest’ultima ha sede. Perciò, va ricercata con un procedimento laboratoristico a sè.   Tuttavia, poichè si ritiene che la mutazione T790M è rara alla diagnosi e compare invece spesso durante il trattamento con inibitori EGFR di prima generazione (provocandone la perdita di efficacia terapeutica), tale mutazione non è ricercata alla diagnosi, ma solo alla comparsa di una resistenza ai vari Gefitinib, Erlotinib, o Afatinib…  Dunque nel caso di suo fratello è stato corretto iniziare con Gefitinib, e attendere l’eventuale insorgenza di resistenza per passare al trattamento con i farmaci di 3° generazione cui le accenna.

Per rispondere poi  alla domanda, più generale, con cui ho titolato l’articolo farei riferimento a un recente ed importante studio americano (http://meetinglibrary.asco.org/content/114815-132).  In questo studio, su 987 tumori testati per la presenza di mutazione genetiche alla diagnosi di cancro del polmone, si riscontrò la mutazione T790M nel 3% degli adenocarcinomi e tale mutazione era sempre coincidente con la mutazione EGFR.  I tumori con mutazione T790M costituivano poi il 13% di tutti quelli mutati per il gene EGFR (dunque, un valore non così basso come comunemente ritenuto…).

Cordialmente,

Gianfranco Buccheri

Inconvenienti della eccessiva specializzazione

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Salve Dott. Buccheri,mi rivolgo a lei,perchè dopo aver letto le sue risposte, vedo che lei è una persona gentile,diretta e fa il suo mestiere con il cuore.Pochi come lei!

Vengo al caso di mio padre,70 anni,operato 20 anni fa di adenocarcinoma al retto,gli asportarono i due terzi dell’ampolla rettale,fu un miracolato (anche se io non credo ai miracoli) non vi fu bisogno neppure di terapie. A parte i problemi legati all’operazione e ai controlli fatti in questi anni (colonscopie-rx torace- ecografie analisi sangue)diciamo che ha vissuto bene e in salute.
Circa 7 anni fa per caso durante un analisi si scopre che ha una gammopatia monoclonale di tipo IGM LAMBDA, in questi anni è stato seguito dagli ematologi,una in particolare bravissima e interessata alla sua salute che vedeva stabile la gammopatia,ma alcune analisi come beta2 microglobulina proteine di bence jones, considerando anche il precedente tumore avuto,le facevano sospettare qualcosa che non le tornava. Così iniziarono l’anno scorso,una serie di esami di controllo,tra cui prelievo del midollo- Bom- scintigrafia ossea e rx sterno, varie analisi per marcatori tumorali, eco, prelievo di grasso preombelicale per valutare amiloidosi, alla fine non venne evidenziato evoluzione di mallattia ne linfomatosa, ne waldestrom ne leucemica,le analisi del sangue erano nella norma,a parte le due citate sopra. La cosa più strana di tutte le ricerche era il riarrangiamento cromosomico che all’analisi cromosomica oncoematologica ha avuto i seguenti risultati: 46xy (70%) 92xxyy (30%), nuc ish 17p13 (P53x4), 14q32 (IGHx4), 13q 14.3 (D1 35319×4) (20%) Cariotipo maschile normale nel 70% delle metafasi analizzate, nel restante 30% l’assetto modale risulta 92 cromosomi,come riportato nella formula. L’ibridazione fluorescente in situ ha messo in evidenza un alterato pattern di segnali a carico dei loci genici analizzati.Analisi immunofenotipica della popolazione linfocita: CD19 17% CD20 17% K 12% A 5% Popolazione linfocita: 19% Plasmacellulare: 0,3% (tec. analisi a sei fluorescente procedura di gating (cd 45/552)) note: Linfociti B Minima componente plasmacellulare 0,3% Diagnosi citologica : buona cellularità dei preparati- linee emopoietiche ben rappresentate ognuna con progressione maturativa conservata. Modica diseritropoiesi. Linfociti nei limiti (10%)- Occasionali plasmacellule Biopsia osteo-midollare macroscopia,un frustolo di cm1,8 Diagnosi: Campione ampiamente frammentato e costituito in parte da sangue che invade gli spazi intertrabercolari. Cellularità media stimabile intorno al 35% rappresentativa delle 3 linee. Sono presenti 3-4% di linfociti di piccola taglia a prevalente immunofenotipo T ed un 3% di plasmacellule politipiche. Depositi di emosiderina presenti sparsi: Trama reticolinica distrettualmente,lievemente infiltita. Biologia molecolare: PCR per riarr. Igh (CDR3) negativo. Dopo tutte queste ricerche la dottoressa decise per controlli trimestrali anzichè annuali, con analisi del sangue ed ecografie,arriviamo a febbraio 2015,la dottoressa ha cambiato ospedale, ci capita un medico che ha sbagliato mestiere!Valuta le analisi ed ecografia e ci dice che è tutto apposto. Ritornare fra 7/8 mesi con eco e analisi.

Qui inizia la storia:
settembre 2015,analisi abbastanza nella norma ecografia evidenzia 4 linfonodi sopraclaveari dx sospetti e nodulo fegato di 13mm. Allarmati per questo evento ci rechiamo in ematologia per consulto,il medico si arrabbia, non dovevamo andare da lui,ma fare una tac!A me sembrava logico far valutare a loro il da farsi,visto che quella eco l’avevano ordinata loro.Comunque dopo la brontolata ci prescrive una visita urgente dall’otorino con biopsia nodulo e una tac total body e ipotizza malattia di Waldestrom……..
Il responso è a dir poco sconvolgente, la tac evidenzia carcinoma polmonare (non operabile) metastasi fegato,reni varie linfoadenopatie in varie parti, al linfonodo hanno fatto un ago aspirato che conferma carcinoma, portiamo le risposte al caro ematologo che ci tratta da deficienti, perchè non era più un suo problema,non era una malattia ematologica e quindi ci ha spediti da un chirurgo toracico. Io capisco che non era un suo problema, ma un pò di comprensione per chi subisce una scoperta sconvolgente, un pò di umana comprensione e cortesia non sarebbe stata fuori luogo, d’altronde era lui che sospettava waldestrom e poi non era, io non sono un dottore!
Scusi tanto per questo lungo sfogo, mi creda non sono stupida e ho capito al volo la gravità della cosa, la prossima settimana dovrà fare la broncoscopia e poi visita oncologica per valutare la terapia adatta. Mi auguro che possa servire a qualcosa la terapia, ma considerando l’estensione e l’evoluzione repentina e le prime avvisaglie di malessere di mio padre, ho perso ogni speranza, mi chiedo come mai gli hanno fatto fare tutte quelle ricerche risultate inutili e nessuno ha pensato ad una rx toracica,l’ultima rx risale al 2010 e non evidenzia niente, magari la situazione poteva essere presa in tempo, mi colpevolizzo anche io che l’ho seguito per tutti questi anni! Ora chiedo a lei dottore, cosa posso fare perchè possa vivere fino alla fine senza dolori e in modo dignitoso, posso tentare di farlo entrare nelle terapie anti dolore? Ho sentito parlare del Dott. Paolo Poli di Pisa e lei crede a quelle terapie con Cannabis? Mi scuso ancora per questa lunga spiegazione,ho cercato di scorciare,ma è lunga ugualmente….un caro saluto

Anna
PS. Mi scusi ho dimenticato il consenso,
dò il mio consenso affinche il post sia pubblicato
Anna


Cara Anna, grazie della tua fiducia e stima.

Purtroppo non raramente succede che chi ha già un tumore e guarisce dal primo, può ammalarsi di un secondo tumore del tutto indipendente dal primo… Questo perchè chi si ammala di tumore ha un maggiore rischio oncologico della media (e per una maggiore predisposizione alla mutazioni genetiche, e per una minore sorveglianza del sistema immunitario).  Nel caso di suo papà, poi, le alterazioni ematologiche potevano da sole giustificare una ridotta sorveglianza immunitaria.

A parte la maggiore o minore preparazione individuale dei medici specialisti e la loro maggiore o minore “attenzione” ed “empatia”, succede molto spesso che chi è curato da uno specialista o da un superspecialista è un pò “scoperto” nei riguardi di tutte le altre patologie che possano capitare nel frattempo.  In pratica, più si approfondisce uno specifico settore della medicina, più si dimentica tutto il resto.  Ed è naturale che ciò avvenga. Ci vorrebbe forse una maggiore presenza del medico di famiglia, come vero medico (preparato un pò su tutto), e non come semplice burocrate che smista il traffico fra specialisti…

Per quanto riguarda cosa fare adesso, c’è bisogno che lei prima di tutto cominci a conoscere il cancro al polmone (sul nostro sito c’è una grande varietà di materiale informativo cui la rimando: http://www.alcase.it/educational/) e soprattutto che trovi un buon oncologo toracico cui affidare la gestione della cura di suo padre (http://www.alcase.it/support/medici-eccellenti-premessa/).  Dopo potrà sempre rivolgersi ad ALCASE per un supporto a distanza…

Cordialmente,

Gianfranco Buccheri


Dubbi sulla valutazione della risposta… ed altri ancora.

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Buongiorno dott. Buccheri,
sono un medico psichiatra ma scrivo come figlio di un padre di 72 anni non fumatore che in seguito ad un approfondimento per dolori muscolari è stato diagnosticato un Adenocarcinoma. Inizialmente la Tac non metteva in evidenza metastasi (con speranza di operazione ) ma con l’approfondimento con la PET il 27 Luglio si sono messe in evidenza “piccole” metastasi ossee, al surrene e al cervello. Ad un approfondimento è risultato positivo alla mutazione EGFR.
Dal 24 agosto ha iniziato ad effettuare terapia con Erllotinib cp 150 mg. Mio padre al momento sta clinicamente bene, con i naturali effetti collaterali dermatologici che inizialmente erano molto evidenti ma ora si sono stabilizzati. Ha effettuato al momento una iniezione con Zometa per le metastasi ossee e ne farà un altra tra un mese.
E’ stata fissata un controllo Pet in data 27 novembre.
Ho due domande?
1) non è presto per effettuare un controllo PET perché sono passati solo tre mesi pieni di terapia.? Inoltre il confronto viene effettuato con una Pet effettuata il 27 luglio e lui ha iniziato terapia il 24 agosto..nel frattempo in quel mese il tumore e le metastasi non potrebbero essere aumentate rischiando di darci un “falso negativo?”
2) Ho chiesto all’oncologa che ci segue nel caso che la Pet non ci desse i risultati sperati se poteva apparire utile provare con altro farmaco Iressa? La dott.ssa mi ha detto che in quel caso non avrebbe senso e mio padre dovrebbe fare una chemioterapia perché non potrebbe entrare nei farmaci di seconda generazione. Mi chiedo ma i farmaci Iressa e Erlotinib non hanno differenza nella loro efficacia ? Dovrebbe quindi fare la Chemio nel caso di risposta negativa o si potrebbe fare un approfondimento sulle mutazioni? Forse mi muovo troppo di anticipo e dovrei sperare in una risposta positiva a tale farmaco ma mi volevo muovere di anticipo..
Grazie


Buon giorno, collega!

Normalmente, come ALCASE, noi chiediamo l’autorizzazione a pubblicare domanda e risposta sul sito o, in alternativa, un’iscrizione come socio sostenitore: http://www.alcase.it/contatti/ (qualora si voglia discutere più a fondo il caso clinico e si chiede riservatezza).  Però ho notato che lei ha già fatto l’iscrizione come socio dell’associazione, per cui le risponderò subito e poi, se lo vorrà, pubblicherò il tutto.

Prima di entrare nell’argomento, quindi le dò il benvenuto fra noi, e la informo che la sua iscrizione le darebbe il diritto di partecipare al meeting che ALCASE sta organizzando nel prossimo mese di novembre: http://www.alcase.it/2015/02/meeting-nazionale-alcase/

E vengo alle sue domande:

  • non è presto per effettuare un controllo PET perché  sono passati solo tre mesi pieni di terapia? No, direi di no. Tre mesi van bene…poi certo i risultati andranno controllati dopo altri tre mesi, per poi passare a 6…
  • Inoltre il confronto viene effettuato con una Pet effettuata il 27 luglio e lui ha iniziato terapia il 24 agosto..nel frattempo in quel mese il tumore  e le metastasi non potrebbero essere aumentate rischiando di darci un “falso negativo?” Qui ha ragione, il confronto fra TAC molto anticipata rispetto all’inizio del trattamento e 1° controllo post-trattamento deve tener conto di questa variabile non eliminabile nè quantificabile.  Il successivo 2° controllo a sei mesi dall’inizio del trattamento sarà dirimente (nel caso non si vedano sostanziali variazioni nel primo confronto, quello a 3 mesi..).
  • Ho chiesto all’oncologa che ci segue nel caso che la Pet non ci desse i risultati sperati se poteva apparire utile provare con altro farmaco Iressa? Si potrebbe anche fare, ma la via maestra è quella suggerita dalla sua oncologa (più avanti il perchè).
  • Mi chiedo ma i farmaci Iressa e Erlotinib non hanno differenza nella loro efficacia ? Minima. Agiscono entrambi con lo stesso meccanismo d’azione sullo stesso recettore. E’ anche vero però che in letteratura sono segnalati casi (sporadici) di resistenza a un farmaco e non all’altro.
  • Si potrebbe fare un approfondimento sulle mutazioni? Assolutamente sì, questo è sempre consigliabile (http://www.alcase.it/2014/01/caris/), ma a questo punto consiglierei di farlo alla nuova progressione dopo una nuova biopsia (le caratteristiche geniche del tumore variano  spontaneamente nel tempo, a seguito della terapia e sono espresse in maniera disomogenea nel tumore…).

Quella che segue è la strategia che le consiglierei di seguire è:

  1. OK col Tarceva (e speriamo che tenga sotto controllo, anche senza grandi risposte obiettive, il tumore per un anno/due o più);
  2. Alla progressione: RE-BIOPSIA e mappatura genetica completa (ancora oggi, se si vuole qualcosa di ben fatto in questo campo, bisogna farla fare all’estero: https://www.facebook.com/groups/367394593339995/881137405299042/?notif_t=group_comment_follow..) e subito dopo inizio della chemio fino a nuova progressione.
  3. Nuova terapia con farmaco mirato (ottenuto mediante la mappatura genetica del tumore) o con Nivolumab (un immunostimolante veramente efficace, che in Italia,  attualmente, può essere prescritto solo dopo chemioterapia: http://www.alcase.it/educational/premessa-farmaci-mirati/farmaci-mirati/nivolumab/)…

Spero di esser stato chiaro e di aver risposto compiutamente a tutti i suoi dubbi.

Cordiali saluti,  Gianfranco


Buonasera, la ringrazio per la risposta celere ed estremamente competente. Mi congratulo con voi perché girando su internet ho finalmente trovato una organizzazione seria e professionale motivo per cui mi sono fatto socio volentieri.
La ringrazio e speriamo che almeno per i primi mesi ci sia una parziale risposta …
Se ritiene utile pubblicare la mia domanda per me non ci sono problemi.
Grazie.  Stefano Berloffa

Areola a densità ground glass (Ø max circa 7 mm), ed altro…

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Egregi Dottori, con la presente chiedo gentilmente una vostra delucidazione in merito agli esiti di una TAC da me eseguita di recente, a seguito di episodio flogistico caratterizzato da tosse con espettorazione ematica. Ho 36 anni e sono stata fumatrice per circa 10 anni (una media di 10 sigarette al giorno, non fumo da circa 3 anni). Sottolineo inoltre che da circa due anni, da quando cioè nel 2013 ho avuto un focolaio di broncopolmonite, ho diversi disturbi a livello respiratorio fra cui affanno nel compiere lieve attività fisica, dispnea e asma, nonché periodicamente un dolore puntorio a livello delle scapole.
Vi ringrazio per l’attenzione,
Cordialmente
Marinella Dettori

Riporto integralmente il referto della TAC di cui autorizzo l’ eventuale pubblicazione

“TC del Massiccio Facciale SENZA MDC eseguito il 13.10.2015
TC Torace SENZA MDC (incluso HRCT) eseguito il 13.10.2015
Esame eseguito esclusivamente senza somministrazione di mdc.
TC DEL MASSICCIO FACCIALE SENZA MDC
Deviazione destro-convessa del setto nasale con sperone osseo al III medio che determina presa di
contatto con il turbinato inferiore destro.
Occupazione da parte di materiale a densità molle a carattere flogistico cronico di multiple cellule
etmoidali bilaterali e del seno frontale destro con obliterazione del recesso fronto-etmoidale.
Piccola quota di analogo materiale si apprezza anche in corrispondenza dei seni sfenoidali, con
obliterazione dei rispettivi recessi sfeno-etmoidali, e del pavimento dei seni mascellari, con
obliterazione dei COM.
Obliterato anche il recesso fronto-etmoidale sinistro.
Piccola concha bullosa intralaminare sinistra, parzialmente ripiena di secreti.
Modesta ipertrofia del tessuto linfatico del tetto della rinofaringe.
Rarefazione ossea periapicale in corrispondenza delle radici dell’elemento dentario 16, sede di cure
canalari.
TC TORACE SENZA MDC (INCLUSO HRCT)
Sfumata areola a densità ground glass (Ø max circa 7 mm) al segmento postero-basale del LIS,
meritevole di controllo evolutivo.
Alcuni micronoduli non calcifici in sede subpleurica bilaterale, prevalenti al LIS, di verosimile scarso
significato patologico ma meritevole anch’essi di controllo evolutivo.
Millimetrico linfonodo periscissurale a livello della piccola scissura destra.
Pervie e di calibro regolare la trachea e le diramazioni bronchiali principali.
Non significative linfoadenopatie ilo-mediastiniche.
Non versamento pleuro-pericardico.
Nelle ultime scansioni passanti a livello dell’addome si apprezza millimetrica areola ipodensa di
aspetto cistico al II seg epatico (circa 3 mm).


Cara Marinella,

non entro nel merito del referto maxillo facciale, almeno in profondità.  Ma, per quel che mi risulta, come medico non specialista in quel settore, vi è una sinusopatia cronica, un possibile granuloma dentario, e una lieve ipertrofia del tessuto linfatico a livello faringeo. Conclusioni: se non lo hai già fatto devi prendere un appuntamento con un bravo otorinolaringoiatra e far vedere la TAC al tuo dentista.

Per quanto riguarda il torace sono segnalati dal radiologo:

1. “Sfumata areola a densità ground glass (Ø max circa 7 mm) al segmento postero-basale del LIS, meritevole di controllo evolutivo.” Traduzione: vi è una leggera opacità rotondeggiante (normalmente chiamata nodulo) che è di densità piuttosto modesta e di dimensioni già significative, della quale non si può escludere con assoluta certezza la natura tumorale: dunque il suggerimento è di controllarne l’evoluzione nel tempo (es. altre due TAC a distanza di 4-6 mesi). L’opacità si trova nel lobo inferiore del polmone sinistro (LIS).

2. “Alcuni micronoduli non calcifici in sede subpleurica bilaterale, prevalenti al LIS, di verosimile scarso significato patologico ma meritevole anch’essi di controllo evolutivo.” Traduzione: altre opacità più piccole (micronoduli) sono probabilmente esiti di infezioni penumonitiche del passato, ma -per maggiore sicurezza- vanno controllate anch’esse (il che non è un problema dovendo rifare la TAC toracica per il nodulo più sospetto).

Il mio consiglio è seguire, per quanto riguarda il torace, il consiglio espresso dal radiologo.

Cordialmente,

Gianfranco Buccheri

1° Meeting Nazionale ALCASE

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Il primo meeting italiano di pazienti, ex-pazienti, e familiari di persone colpite dal cancro del polmone (1° Meeting Nazionale ALCASE) avrà luogo a Roma il 13-14 Novembre 2015

Qui, in ALCASE, abbiamo un po’ riflettuto e poi deciso di organizzare un primo meeting nazionale sul cancro al polmone, aperto a malati, ex-malati, familiari di malati ed “advocates”, sul modello degli analoghi meeting americani (si vedano, ad esempio, quelli organizzati da LUNGevity).   Negli USA, in effetti, ha già avuto luogo il 7° Summit Nazionale dei Malati di Cancro al Polmone… e le immagini dello scorso anno, qui accanto, stanno a testimoniare quanti partecipanti hanno ritenuto e ritengono importante il fatto di esserci…

Noi siamo certi che anche da noi,  in Italia, sarà molto gradito a pazienti ed ex-pazienti, parenti ed amici, volontari e sostenitori della causa (i cosidetti “advocates” in linguaggio aglosassone) potersi incontrare, conoscersi personalmente, scambiarsi esperienze, familiarizzare, sostenersi a vicenda…. Perciò abbiamo deciso di  provarci anche noi.

ALCASE sarà per tutti il punto di riferimento organizzativo, ma non vorrà in alcun modo limitare la libertà dei partecipanti di comunicare liberamente…

A fronte del complesso lavoro organizzativo e di tutta una serie di servizi offerti durante il meeting, ALCASE chiede ai partecipanti una libera donazione e, comunque, di essere soci per il 2015 (quota di iscrizione base: 50 €: http://www.alcase.it/contatti/aiutaci/).  La quota di iscrizione dà diritto, infatti, alla cartellina congressuale, al badge nominativo, a penna e spilla commemorative, oltre che ad un  coffe-break e ad una colazione di lavoro servita nel corso della prima, lunga giornata del meeting.

Chi avesse con se uno o più accompagnatori non iscritti potrà ottenere altri ticket per coffee break e/o colazioni di lavoro, al costo concordato con ALCASE di, rispettivamente, 5 e 25 €.  Per informazioni, prenotazioni e pagamenti rivolgersi direttamente alla Sig.ra Palmieri: info@villaeur.it

Vi invitiamo pertanto a:

1.  MANDARE UNA PRIMA MAIL DI INTENZIONE A: info@alcase.it e contestualmente, se non lo siete già, DIVENTARE SOCI ORDINARI DI ALCASE. Adesioni definitive e ricevute dell’avvenuto pagamento della quota associativa annuale devono poi pervenire alla segreteria di ALCASE (segreteria@alcase.it) entro il 30/10/2015.  Adesioni postume (compreso quelle on-site) saranno possibili, ma ai ritardatari non potranno essere garantiti i benefit su elencati.

2. PREPARARSI A SOSTENERE, IN PROPRIO, TUTTE LE SPESE RELATIVE ALLA PARTECIPAZIONE.  Ricordiamo che l’hotel sede del meeting (l’ Hotel Villa EUR di Roma: www.villaeur.it) ha riservato ai partecipanti 20 camere -fino al 10-10-2015- al costo concordato con ALCASE di 69 € (camera doppia + colazione). In date successive al 10-10-2015, sarà ancora possibile (ma non garantito) trovare una camera libera. Per maggiori informzioni, prenotazioni e pagamenti rivolgersi direttamente alla Sig.ra Palmieri: info@villaeur.it

3. Sono ormai scaduti i termini per entrare nel programma dei lavori, ormai definitivo, in qualità di relatore (la deadline era il 30/9/15).  Tuttavia, se volete fortemente raccontare una storia, la vostra storia, PREPARATE una breve sintesi scritta dell’intervento ed inviatela alla segreteria di ALCASE (info@alcase.it) e per conoscenza a Paola Staccioli (p.staccioli@tiscali.it) che, essendo responsabile delle sessioni dedicate a malati e familiari, potrebbe ancora riuscire ad accomodare il vostro intervento.  Anche se ciò non fosse possibile, faremo di tutto (fino a pochi giorni prima del meeting) per pubblicare il vostro racconto -insieme a quelli accetati per presentazione orale- nel libretto degli abstract che sarà distribuito ai partecipanti con la cartellina congressuale.

3. INVIARCI  TUTTI I VOSTRI SUGGERIMENTI COSTRUTTIVI.   Potete farceli pervenire:

Boves 3/10/15

Lo staff di ALCASE

Post-Scriptum.

Come dicevamo, il programma è definitivo.
Alcuni relatori interni ad ALCASE ed altri che rappresentano grandi istituzioni sanitarie italiane e importanti associazioni nazionali son già pronti a discutere di temi di grande interesse per tutti, come lo stigma, la disomogeità di accesso alle cure, il muro del silenzio che circonda il cancro del polmone, o la necessità di avviare un programma nazionale di screening gratuito del cancro al polmone.

Questa la lista dei relatori esterni ad ALCASE, che abbiamo invitato e ci onoreranno della loro presenza:

  1. Bonomo Lorenzo (Direttore del Dipartimento di Scienze Radiologiche del Policlinico Universitario “A. Gemelli”: http://docenti.unicatt.it/ita/lorenzo_bonomo/)
  2. Cenci Leonardo (Presidente dell’ Associazione “Avanti tutta”: www.avantitutta.org/)
  3. Crucitti Filippo (Responsabile UOS di Chirurgia Toracica, Policlinico Universitario Campus Biomedico: http://www.policlinicocampusbiomedico.it/persone-e-strutture/cv/195-dott-pierfilippo-crucitti.html?jjj=1443901858454)
  4. De Lorenzo Francesco (Presidente FAVO – Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia –  e dell’ European Cancer Patient Coalition: http://www.alcase.it/wp-content/uploads/2015/10/Curriculum-vitae-EU-FDL-in-ITA.pdf)
  5. Spaggiari Lorenzo (Direttore della Divisione di Chirurgia Toracica, Istituto Europeo di Oncologia: http://www.alcase.it/support/medici-eccellenti/spaggiari-lorenzo-progetto-medici-d’eccellenza/)
  6. Veronesi Giulia (Caposezione Chirurgia Robotica Toracica, Istituto Clinico Humanitas: http://www.alcase.it/support/medici-eccellenti/veronesi-giulia-progetto-medici-d’eccellenza/)

Potete scaricare la brochure di invito e distribuirla a tutti i vostri amici e conoscenti, cliccando sull’immagine sottostante o semplicemente qui.

E se il nodulo polmonare viene scoperto all’estero?… In Polonia, per esempio?…

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Buongiorno,
abito in Polonia e per caso, durante una lastra al torace, mi e’ stata trovata una piccola macchiolina al polmone.
Ho fatto una prima TAC a dicembre del 2014 il cui esito e’ stato: nodulo polmonare di non chiara entita’ (traduco la frase in polacco). A distanza di tre mesi ho fatto una seconda TAC e il risultato (traduco solo la frase riferita all’addensamento): “focolaio infiltrativo al polmone sinistro di forma irregolare con densita’ a vetro smerigliato, in regressione. Prima TAC 12×8 mm, seconda TAC 10×7 mm”.

La mia domanda e’: il fatto che sia regredita “supera” le cattive notizie ossia che la forma e’ irregolare e la densita’ e’ a forma di vetro smerigliato?…

Le chiedo questo poiche’ stando all’estero non sempre mi e’ tutto chiaro; la pneumologa da cui vado ha concentrato la sua attenzione sulla densita’ e sulla forma dando meno importanza alla regressione.

Sono un fumatore non icallito (fumo 1/2 sigarette al giorno), non ho nessun sintomo e svolgo attivita’ fisica.
Mio padre purtroppo e’ morto di tumore al polmone circa 12 anni fa.

Vi sarei molto grato se potreste darmi un parere sulla frase che ho tradotto,

Cordiali saluti,
Thomas Altuccini



Buongiorno, mi sono dimenticato di dirLe che mi e’ stato trovato anche liquido nel pericardio.

Ho fatto due successive ecografie al cuore e il liquido e’ scomparso (inizialmente (prima tac) 10 mm, seconda TAC 5 mm, poi nelle due successive ecografie e’ passato a 4 mm per poi scomparire). Il cardiologo ritiene che la scomparsa del liquido nel pericardio (come la macchia al polmone) potrebbe essere la conseguenza di un’infezione.

Per la pubblicazione della mia domanda e della Sua risposta ovviamente non ho nessun problema

Cordiali saluti,
Thomas Altuccini


Buon giorno a lei, Sig. Altuccini.

Da quello che mi racconta si direbbe si tratti davvero di un falso allarme: il fatto che il nodulo sia in regressione, poco radiopaco (modesta densità)  e “a vetro smerigliato” sta assolutamente per un fatto flogistico, e non neoplastico.  La forma irregolare non è dirimente: può essere presente sia in un tumore che in una infiammazione.  Il fatto poi, che sia stato concomitante ad un versamento pericardico, ora risoltosi, conferma ancora di più che si sia trattato di una flogosi su base infettiva, il cui agente eziologico più verosimile è un virus.  Dunque, la prima e più probabile ipotesi diagnostica è: PNEUMONITE VIRALE A LENTA RISOLUZIONE ANATOMICA, ACCOMPAGNATA DA PERICARDITE.

Dobbiamo parlare di ipotesi, perchè a suo tempo, non sono stati fatti gli accertamenti specifici che avrebbero potuto chiarire la natura dell’addensamento (PET, marcatori tumorali, broncoscopia -per escludere il tumore- e pericardiocentesi con analisi del liquido pericardico -per chiarire la natura del versamento-).

Cosa fare oggi?… Per prudenza, consiglierei soltanto di ripetere la TAC ad un anno dalla prima (cioè il prossimo mese di dicembre), seguita da una TC-PET se il nodulo avesse ancora una dimensione superiore a 8/10 mm.  Se tutto negativo, dimentichi!

Cordialmente,

Gianfranco Buccheri

Adroterapia… o cos’altro?

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Gentile Dott. Buccheri,
Sono una collega affetta da neoplasia polmonare diagnosticata a maggio us. Si tratta di un adenocarcinoma polmonare stadio IV già alla diagnosi (lesioni epatiche, surrenaliche, ossee osteoaddensanti e sottocutanee) con mutazione EGFR per cui ho intrapreso terapia con afatinib. La tc tb di follow up dopo 4 mesi di terapia ha mostrato progressione di malattia ( la tc dopo due mesi aveva evidenziato una risposta mista- riduzione della massa polmonare con incremento delle metastasi-). In considerazione del possibile sviluppo di resistenza all’afatinib, è in corso la ricerca della mutazione T790M per poter intraprendere eventuale terapia con AZD9291. Qualora non dovesse esserci tale mutazione, mi chiedevo se c è indicazione a proseguire le cure con l adroterapia. Altrimenti quali possono essere le eventuali strategie terapeutiche?
Certa di un suo gentile riscontro la ringrazio anticipatamente.
Cordiali saluti
Dott.ssa Renata Guarneri

P.S. Autorizzo la pubblicazione


Cara dott.essa Renata,

la ringrazio per la concisa e diretta questione che mi pone, anche perchè mi da la possibilità di spendere due parole sull’adroterapia, che molte persone -probabilmente- non conoscono.

L’adroterapia non è una terapia sperimentale ma una forma avanzata di radioterapia, sviluppata per trattare i tumori non operabili e resistenti ai tradizionali trattamenti radioterapici.  Mentre la radioterapia convenzionale utilizza raggi X o elettroni, e la radioterapia stereotassica si basa su raggi gamma (a maggiore energia rispetto a quella convenzionale), l’adroterapia prevede principalmente l’uso di protoni o ioni carbonio: particelle atomiche, dette «adroni» più pesanti e dotate di maggiore energia in assoluto.  Per questa ragione è considerata più precisa ed efficace, tanto da essere considerata una “opzione privilegiata”  per certi tumori e sedi metastatiche (http://fondazionecnao.it/it/).  Per quanto riguarda l’adroterapia, si veda anche un’articolo da stampa non specializzata, appena pubblicato, che è molto chiaro e ben documentato: http://www.news-24h.it/2015/11/sincrotrone-linvenzione-che-cura-il-tumore-resistente-ai-raggi-x/

Nel suo caso, cara collega, speriamo davvero che sia dimostrata la presenza di mutazione T790M e lei possa accedere a uno degli inibitori EGFR di 3° generazione (http://www.alcase.it/2014/11/rociletinib_antiegfr_3generazione/,  http://www.alcase.it/2015/05/azd9291/…). Se così sfortunatamente non dovesse essere, avrei difficoltà ad avallare (da sola, almeno..) l’adroterapia come unico trattamento: da quel che capisco le lesioni son multiple e non è detto che la stessa adroterapia possa trattarle efficacemente.  Certamente può essere utile per qualche sede metastatica dolorosa o pericolosa, ma unita ad un trattamento sistemico.

A mio parere, la cosa più semplice sarebbe fare un breve trattamento chemioterapico (4 – 6 cicli se ben tollerati).  A volte si osservano (contrariamente all’opinione “aprioristica” di molte persone poco informate) discrete o interessanti risposte, senza grave tossicità e anzi con buona tolleranza obiettiva e soggettiva.  Questa potrebbe essere anche solo un passaggio verso la terapia sistemica oggi più efficace (una volta persa l’arma degli inibitori EGFR): l’immunoterapia.  Il Nivolumab (http://www.alcase.it/educational/premessa-farmaci-mirati/farmaci-mirati/nivolumab/) già oggi può essere prescritto da qualunque oncologo  in trattamento cosidetto “compassionevole” (http://www.alcase.it/2015/04/come-ottenere-opdivo/comment-page-1/#comment-1177099).

Infine, non trascurerei l’ipotesi di far fare uno studio più completo del genoma del suo tumore, ottenendo una biopsia su una nuova lesione facilmente raggiungibile, magari prima di iniziare il Nivolumab, e inviandola a una compagnia americana che abbiamo già verificato essere molto affidabile, la CARIS:  http://www.alcase.it/2014/01/caris/.  La conoscenza di un’altro target molecolare trattabile potrebbe essere preziosa, quando e se il Nivolumab dovesse perdere di afficacia anch’esso!…

Sperando di essere stato utile, le faccio i miei più sinceri e cari auguri perchè i tempi duri che si prospettano possano invece essere quelli di un’inatteso trionfo sul male che coraggiosamente combatte…

Cordialmente,

Gianfranco Buccheri

Il Dr. Gianfranco Buccheri, al congresso mondiale sul cancro del polmone (Sydney 2013), in un momento di pausa...

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